Eccoti in un mondo parallelo. Varcata la scricchiolante porta di vetro e legno, affascinantemente retró, sei al Territorio di Roma.
Sulla tua destra la poltroncina Fabergè che pare ti stia strattonando per farti sprofondare e godere in solitaria di un bicchiere di buon vino.
Davanti a te un tavolo enorme, che invece racconta il senso di comunità. Esattamente di comunità, perché lì tutti si possono sedere insieme.
Tutt’intorno barattoli e barattolini di chicche gastronomiche che vanno dalla cioccolata a patè originali. E poi raffinatissime etichette scelte tra le cantine italiane più piccole. Tra quelle che conservano ancora l’umanità nella professionalità.
Siamo al Territorio. Il regno di Roberto, che con il suo sorrisone ti accoglie appena varchi la soglia.
Roberto e il Territorio sono l’uno l’estensione dell’altro. L’uno racconta l’altro.
53 anni. Bilancia. Un passato tra i preziosi. Un amico di famiglia, finito il militare, lo introdusse nella distribuzione di ori e pietre. Era il 1990. Girava con diamanti e Rolex in sella a una 600 enduro. Un lavoro rischioso entrare e uscire dai negozi. Ma ne era felice e affascinato. Dopo 4 anni come dj nei villaggi turistici, lasciò che la musica rimanesse solo una grande passione. E proseguì l’esperienza tra i preziosi.
Alla fine del 2003 il lavoro da rappresentante diventò sempre più un grosso rischio. In più l’arrivo della crisi economica alle porte. I risultati erano scarsi.
Da lì la virata. Da rappresentare a oste.
“Il corso di sommelier al Cavalieri Hilton mi fece capire che nel vino ero più bravo di quello che credessi, e nel 2005, ancor prima di diplomarmi sommelier, trovai in via Felice Anerio, lo spazio che più rappresentava il mio animo”. Era il Territorio.
“Amo vedere la gente sorridere e rilassarsi appena attraversa la porta del negozio. Mi emoziono alla telefonata dell’amico che chiama per dirmi che gli ho dato il vino giusto”.
Perché Territorio?
“Un vino non deve sapere di “vitigno”, ma di un Territorio. Lo stesso vitigno allevato in zone diverse dà risultati diversi, è il suolo a fare la differenza. Poi ci sono il clima e l’uomo, ma senza il Territorio che caratterizza quel vitigno… Anche parlare di autoctonia di alcuni vitigni storici è inutile, perché un vitigno non cresce autonomamente, qualcuno in quel luogo lo ha portato”.
L’ingegno, la forza d’animo e la curiosità nella vita ti fanno avventurare ed emozionarti. È quello che ha fatto e fa Roberto. Si emoziona ogni giorno.