Un dolce tipico marchigiano, lo racconta Sonia Darini di Fior di Farina
Secondo un vecchio detto campagnolo, la fava doveva essere seminata il 2 novembre e per una forma di scaramanzia, i semi perché non fossero attaccati da qualche malattia, dovevano essere passati prima nel caldaio. Per la semina la data poteva spostarsi al 7 o al 17 o al 27 (sempre dello stesso mese), poiché in questo modo veniva rispettato il numero 7 dei semi, che generalmente ogni bacello porta.
Il 2 novembre le fave dolci si preparano anche per rispetto verso le anime dei defunti, che tuttavia hanno sempre infuso un certo timore. Basti pensare alla “burrasca dei morti” temuta sa secoli dai pescatori che nella notte tra l’1 e il 2 novembre non osavano andare in mare, perché convinti che, anziché pesce, avrebbero pescato solo teschi e ossa dei naufraghi.
Ingredienti:
550 gr di farina
2 farina
un pizzico di cannella
5 gramma di ammoniaca per dolci
200 grammi di mandorle spellate, tostate e trattate grossolanamente
300 grammi di zucchero
150 grammi di burro
mezzo bicchiere di Rhum
Mezzo bichiere di Mistrà
30 grammi di zucchero bruciato
buccia di limone grattuggiata
Preparazione
Sciogliere il burro a bagnomaria o nel microonde. Mescolare insieme tutti gli ingredienti, per ultimo il burro e le uova, i liquori e lo zucchero bruciato. Lavorare bene il composto che deve risultare morbido e asciutto, poi disporlo sulla spianatoia appena infarinata, dando forma ai vari rotolini. Questi vanno tagliati a piccoli pezzi da manipolare come fave nel palmo della mano e schiacciate al centro col dito indice. Disporle su una lastra da forno coperta di carta forno ben distanziata tra loro e cuocere per 20/25 minuti in forno caldo alla temperatura di 200 gr. Vanno servite fredde.