La storia di Serra de’ Conti, grazioso paese della provincia di Ancona, è legata a doppio filo al convento di clausura di Santa Maria Maddalena, chiuso cinque anni fa. Le monache che lo hanno abitato per tanti secoli hanno sempre intrattenuto rapporti molto diretti con gli abitanti del luogo: preparavano medicinali, cucinavano per chi non poteva permettersi di mangiare e, all’occorrenza, si trasformavano in baby sitter per accudire i figli dei serrani.
Ecco perché qui è nato il Museo della Arti Monastiche, una struttura unica nel suo genere che “racconta” oltre cinque secoli di vita claustrale, attraverso gli oggetti della vita quotidiana e delle attività manuali – dalla colorazione degli abiti al cucito – oltre, naturalmente, alla vita spirituale delle monache.
Con il suo splendido giardino panoramico sulle circostanti colline e il Chiostro di San Francesco, il Museo delle Arti Monastiche invita i visitatori a trasformarsi in spettatori attivi e a calarsi nei panni di diversi personaggi protagonisti di un percorso teatrale audioguidato. Attraverso il racconto di piccoli avvenimenti quotidiani, si ripercorrono le tappe fondamentali della storia del monastero, in un periodo compreso tra il secolo XVI ed il secolo XX. Il museo è presentato attraverso un percorso teatrale in cui le voci registrate di alcune attrici accompagnano il visitatore, per una conoscenza approfondita e consapevole della realtà spesso insondabile della clausura.
La spezieria è uno degli Offici previsti dall’ordinamento del monastero; le monache che vi erano addette preparavano medicamenti e ricette erboriste. Le grotte sotterranee, che sottostanno non solo al monastero ma a tutto il complesso urbano, erano invece il luogo ideale per riporre cibi da conservare. E se il laboratorio tessile soddisfaceva le esigenze interne della comunità sia delle suore che della liturgia attraverso la preparazione di parati sacri, l’attività della tintura avveniva immergendo i materiali in grandi “caldari” insieme alle terre colorate.