Pozza di Fassa (TN), il borgo della frana miracolosa Fuoriporta ph Val di Fassa

Pozza di Fassa (TN), il borgo della frana miracolosa

Se il nome Pozza vi fa pensare a un ridente laghetto di montagna, siete sulla strada giusta… più o meno. Qui un lago c’era davvero, ma non era proprio di quelli da cartolina: era un enorme acquitrino, nato in seguito a una frana colossale che si staccò dalla Costa sopra Santa Giuliana. Per miracolo mancò la Pieve di San Giovanni, ma rase al suolo gran parte del villaggio. Insomma, una catastrofe naturale con un lieto fine: il paese si è ricostruito e il nome “Pozza” è rimasto, come a ricordare il passato paludoso della zona.

Ma l’acqua, a parte la frana, non è mai stata il problema principale degli abitanti di Pozza e dintorni. Qui la questione era il potere. La zona faceva parte della Corte Longobarda di Fassa, che aveva la sua sede a Vigo, e successivamente fu divisa in sette Regole, gli attuali comuni della valle. Nel Medioevo il governo passò nelle mani di un cortese longobardo, che oltre a dover amministrare la valle aveva un compito piuttosto particolare: fornire cavalli al suo signore. Insomma, oltre a governare, doveva gestire un vero e proprio allevamento equino d’élite.

Per secoli, la valle si trovò formalmente sotto il dominio del Principe Vescovo di Bressanone, ma la verità è che gli abitanti vissero con una certa autonomia, quasi come una piccola repubblica di montagna. Oggi di quella storia restano poche tracce nei documenti, ma a giudicare dall’orgoglio dei valligiani, l’indipendenza scorre ancora nelle vene di chi abita qui.

Campane, chiese e musica nel cuore di Pozza
Pozza non è solo storia e frane miracolose, ma anche un piccolo scrigno di architettura sacra. La Chiesa di San Nicolò, situata nel borgo di Meida, è un minuscolo gioiello gotico, che custodisce un altare della nobile famiglia de’ Rossi. Non è una chiesa qualunque: qui ogni dettaglio racconta un pezzo di storia, dai leoni dipinti sulle colonne dell’altare fino al campanile, dove le campane hanno una vita propria. Nel 1994 ne furono installate due della fonderia Capanni di Reggio Emilia, poi nel 2014 altre due, questa volta dalla celebre fonderia Grassmayr di Innsbruck. La cosa curiosa? Si possono sentire suonare tutte insieme solo a mezzogiorno del sabato e della domenica. Quindi, se passate da queste parti nel weekend, alzate le orecchie!

Non lontano, la Chiesa di Maria Ausiliatrice e San Nicolò Vescovo è un elegante edificio costruito nella metà del ‘900 e rimaneggiato nel tempo per acquisire un aspetto più vicino allo stile fassano. Qui il pezzo forte è il campanile, che ospita un prezioso concerto di campane fuse a Trento negli anni ‘20 e ‘30. Insomma, Pozza sembra avere un certo debole per i rintocchi musicali.

Se poi volete un’esperienza ancora più suggestiva, seguite la Via Crucis fino alla Cappella del Crocifisso, in Val San Nicolò. Oltre al fascino spirituale del luogo, potreste fare una piacevole scoperta: nei pressi della cappella c’è una malga che offre ristoro ai pellegrini. E si sa, una passeggiata in montagna è ancora più bella se alla fine c’è qualcosa di buono da mangiare.

Il Castello della Torre: tra nobili litigiosi e fortificazioni creative
Pozza non poteva non avere il suo castello, e infatti eccolo qui: il Castello della Torre, anche noto come Mas, perché nell’Ottocento fu utilizzato per scopi agricoli. In passato era parte della famosa Corte Bassa di Fassa, una struttura che comprendeva magazzini per raccogliere i proventi della valle, edifici residenziali e una serie di casette basse che, messe nel punto giusto, sembravano una cinta difensiva.

Strategicamente posizionato su un’altura dove il rio San Nicolò incontra il fiume Avisio, il castello sembrava inespugnabile, anche se a dirla tutta non era un vero e proprio bastione di guerra. Ma l’illusione della fortezza funzionava, tanto che persino un certo Rossi finì in tribunale per aver costruito una torre d’angolo troppo sporgente, a strapiombo sulla scarpata. Si difese mostrando le sue patenti nobiliari, ma alla fine abbassò le pretese e si limitò a completare la costruzione senza troppi eccessi feudali.

Fino all’Ottocento, la Torre della Corte Bassa di Fassa dominava incontrastata il grande prato del Dassè di Sotto, diventando una delle immagini più iconiche della valle. Oggi è una testimonianza affascinante del passato, un luogo che racchiude secoli di storie, ambizioni nobiliari e architettura “creativa”.

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