L’Obito, che in dialetto locale è chiamato “Jovetu”, è un profondo e suggestivo canyon che si apre tra il Monte Cevia ed il Monte Filone. La leggenda narra che proprio qui si consumò una terribile strage ai tempi delle invasioni saracene: “Mentre gli armati passavano laggiù tranquilli e sicuri, i montanari cominciarono a rotolare enormi massi che schiacciarono la più gran parte di quegli uomini”. Per attraversarlo, dalla Chiesa dell’Annunziata si imbocca un antichissimo sentiero (l’antica strada comunale Paganico–Ascrea –Marcetelli -Collegiove) che ridiscende nella gola dell’Obito tra i Monti Cervia e Filone. Dopo poche centinaia di metri si incontra la “Mola” e la sorgente “Fonte della Signora”. Il sentiero attraversa il fosso dell’Obito su un antichissimo ponte “ponticchiu a pèé” e poi risale all’interno della gola superando un secondo ponte (ponticchiu a Capu). In prossimità del punto più impervio della gola, in alto sull’impervia parete si trova “U Niu e l’Aquila”, dove fino agli anni ’50 si hanno tracce dello splendido rapace. Il sentiero prosegue in salita fino a giungere in località “Carecarone” ai margini del castagneto. Da lì si biforca. Un ramo risale fino a Fonte Pietrafinola (i cosiddetti “Trocchi” -980 mt. circa) e consente di continuare verso Collegiove o salire in vetta. L’altro ramo costeggia il corso d’acqua solca di nuovo il castgneto di Ascrea e consente di raggiungere Marcetelli. Da Fonte Pietrafinola (i Trocchi) invece, risalendo per circa un centinaio di metri, si imbocca il “Tratturu nmezzu” che ci conduce sulla cresta del Cervia in località “Occalubbero”, da dove ci si può ricongiungere al sentiero che porta sulla vetta della Montagna e che consente anche di ridiscende nel versante sud – est verso i “Puzzi” in località “Caocese”.