Qui, un tempo, sorgeva un ricovero di Clarisse, abbandonato intorno alla metà del XIV Secolo. Dopo quasi 100 anni, si decise di dare vita a uno dei monumenti religiosi più ammirati di tutta la provincia di Pescara: la chiesa di Sant’Antonio di Padova a Città Sant’Angelo. Fu l’Ordine dei Minori Osservanti che, dietro assenso di Papa Pio I nel 1458, provvide a riadattare ed ampliare il convento semidistrutto con annessa chiesa, che fu intitolata a San Bernardino e ripopolata, nel 1460, grazie all’arrivo di 12 confratelli. Nel 1627 il convento passò ai Frati Riformati, comunemente detti “zoccolanti”, che lo ampliarono nel 1692 e con successivi lavori nel 1782 e nel 1807; nel 1837 divenne luogo di studi teologici. Recente restaurata a cura della Confraternita di S. Antonio di Padova, la chiesa è a navata unica con pareti ornate da stucchi di epoca barocca; sul lato sinistro si aprono due ampie cappelle, nella prima si conservano le reliquie di San Felice Martire, mentre la seconda è dedicata a Sant’Antonio e da qualche anno custodisce anche una reliquia del Santo donata dall’omonima Basilica di Padova.