Ajo’ siamo in Barbagia, esattamente a Funtana Cungiada, frazione di Aritzo, a 1300 metri tra felci e ginepri, vicino alla chiesa di santa Maria della neve. Qui durante l’inverno nevica talmente tanto da riempire i canaloni lungo la strada. Un tempo, nel secolo scorso e quallo prima ancora, qui si formavano le neviere, pozzi profondi diversi metri su cui venivano costruiti dei muretti a secco e da cui d’estate veniva raccolta la neve in blocchi di ghiaccio. La neve, da queste parti era davvero preziosa, perché attraverso questi blocchi bianchi si preparava la Carappigna. Un sorbetto fatto con ghiaccio, limone e zucchero. Non è una granita, ma una crema. All’inizio del ‘600, gli spagnoli, che allora dominavano queste terre, diedero in concezione l’estrazione della neve alla famiglia nobile degli Arangino. Questi, da allora, ne detennero il monopolio. Raccoglievano la neve, la mettevano nelle fosse che allora si chiamavano le neviere. Le ricoprivano con la paglia e pestavano il tutto. La neve si ghiacciava e d’estate veniva utilizzata per fare la Carappigna.
Degli Arangino, ad Aritzo resta un particolare edificio neogotico su Corso Umberto I, risalente al 1917 in stile neogotico fatto costruire dal cavalier Vincenzo Arangino. Aveva tanto di torre e mura merlate. Ad Aritzo tutti lo chiamavano Il castello. Il cavaliere era uno dei più ricchi proprietari terrieri della Sardegna, forse il più ricco, talmente tanto che si dice trascorresse la domenica a contare i soldi ricavati durante la settimana. Era tanto conosciuto, quanto poco amato. Morì insieme a suo figlio nel 1950 in un agguato che pose fine alla loro famiglia.
Nel centro del paese si trovano particolari case antiche, che hanno costruite in scisto e abbellite da balconi in legno. Affascinanti! Da non perdere tra gli edifici storici c’è anche Casa Devilla.
Al centro si erge la parrocchiale di San Michele Arcangelo, la cui parte più antica risale all’anno mille. Il monumento naturale Texile, roccia ‘dolomitica’ a forma di fungo, è notevolmente affascinante.
Le seicentesche carceri spagnole, di massima sicurezza fino a metà XX secolo – dove furono detenuti anche ufficiali francesi di Napoleone – caratterizzate da un sottopassaggio detto sa Bovida. Anche questa una tappa da non mancare nella vista a questo grazioso centro della Barbagia.