Qui si sono intrecciate storie della Roma Antica, dei Falisci e delle popolazioni etrusche; qui, passeggiando sugli antichi blocchi di peperino che ne caratterizzano la pavimentazione, è ancora possibile immaginare il rumore del carri con le loro ruote cerchiate in ferro e il vociare degli uomini che per tanti secoli l’hanno attraversata. E’ la via Amerina, antichissima strada consolare (fu costruita tra il 241 e il 240 a.C. dopo la vittoria nella guerra romano-falisca) che passa proprio accanto a Fabrica di Roma (Viterbo): un itinerario turistico – da compiere rigorosamente a piedi – di grande impatto storico-religioso, poiché essa rappresentava già agli albori dell’Impero romano una via molto trafficata che collegava gran parte del territorio falisco. La via prese in nome da una delle città a cui conduceva: Ameria, l’odierna Amelia, in Umbria; la via Amerina metteva infatti in comunicazione la campagna romana a nord di Roma con l’Umbria, passando per il territorio falisco e giungendo ad Ameria, per poi allungarsi anche a Todi, a Perugia e infine ricongiungersi a Chiusi con la via Cassia.
Come riportato anche nella Tavola Peutingeriana (copia medievale del XII secolo di un originale cartina stradale in pergamena romana, lunga quasi 7 metri, che rappresenta la rete stradale romana), la via Amerina iniziava distaccandosi dalla Cassia all’altezza della stazione di posta Statio ad Vacanas o ad Baccanas (odierna Valle del Baccano) passando per Nepe (odierna Nepi) e Falerii Novi prima di giungere ad Ameria. La via Amerina ripercorre in questo territorio un’antica tagliata etrusca. Lungo i lati di questa tagliata è possibile ammirare tombe di diverso tipo (arcosoli, colombari, camere e nicchie) che accolgono sepolture ad incinerazione e a inumazione, a testimonianza della funzione della via Amerina nei secoli, capace di assorbire e mantenere le memorie storiche dai Falisci all’età medievale. La pavimentazione stradale, detta basolato, è realizzata con blocchi di peperino, delimitata da due file di blocchetti (dette crepidini) che fungevano da paracarro e marcavano l’inizio del marciapiede.
E così, senza tralasciare una visita a Falerii Novi – suggestivo sito archeologico di epoca romana dove si può visitare la Porta di Giove e la Chiesa di Santa Maria in Faleri, si può iniziare un lungo percorso a piedi molto suggestivo che porta direttamente a Nepi.
Una sorta di viaggio all’indietro nel tempo, se si considera che in epoca altomedievale che la via Amerina divenne importantissima: questa, infatti, poneva in comunicazione l’Esarcato di Ravenna con Roma, percorrendo da nord a sud quella sottile striscia di territori bizantini schiacciata tra il Regno dei Longobardi a ovest e il Ducato longobardo di Spoleto a est, detta “corridoio bizantino”. Per difendere questo territorio i Bizantini fortificarono la via, costruendo strutture difensive, ereditate poi dalla Chiesa, che le mantenne e che favorì, a sua volta, la fondazione di monasteri e di luoghi destinati all’accoglienza dei viandanti e dei pellegrini in cammino per Roma. Dalla fine del Medioevo, mutato il panorama politico e persa in gran parte la sua importanza, la Via Amerina tornò ad avere un ruolo secondario del tutto simile a quello ricoperto nell’Antichità: iniziò così la sua progressiva decadenza, che portò alla perdita della sua unità strutturale e alla scomparsa del suo tracciato in molti tratti del percorso.