Ogni anno in un suggestivo borgo del Friuli-Venezia Giulia, rivive puntuale un suggestivo rituale arcaico all’insegna di gesti, suoni, movimenti, colori, significati ed emozioni che si ripetono nel tempo. “Non si può dire e parlare dei Blumarji senza dire Montefosca e non si può dire Montefosca senza dire Blumarji”, recita un vecchio adagio. Risvegliare la terra dopo il lungo sonno invernale. Questo è il Carnevale nelle sue radici arcaiche. E questo, anche se la memoria della storia scrive nuove pagine, è quello che ogni anno succede a Montefosca, quando i Blumarji corrono attorno alle sue due frazioni. I Blumarji erano i giovani che, vestiti di bianco, un grande copricapo a forma di albero con fiori di carta colorata sulla testa e campanacci legati attorno alla vita, dovevano risvegliare la terra con la propria corsa, ma questa corsa rappresentava anche un rito di iniziazione e un passaggio di testimone da una generazione all’altra. Testimone saldo e sicuro, proprio perché prendeva i colori della festa. Oggi corrono tutti: bambini, ragazzi e adulti. Lo spopolamento ha unito le forze e la corsa è diventata intergenerazionale, conferendo nuove forme ad una tradizione che continua ad emozionare.
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