La festa che in assoluto coinvolge maggiormente i bagossi, e che ha più di 500 anni di storia: la prima pergamena che ne parla è del 1518.
Si tratta di due carnevali contrapposti, il Carnevale di Balarì, eleganti, riccamente abbigliati, che danzano disposti su file parallele al suono di violini, chitarre, mandolini e contrabbasso, ed il Carnevale dei Màschär, goliardici personaggi vestiti con gli abiti dei contadini dei secoli scorsi, maschera in viso, pronti a sbeffeggiare quanti incontrano sulla loro strada.
Un evento nel quale lo spettatore si trova coinvolto e quasi trascinato in questo tripudio di colori, rumori ed allegria.
Si svolge la domenica, lunedì e martedì’ che precedono il mercoledì delle ceneri.
La domenica è possibile vedere solo Màschär e Balarì piccoli, i lunedì sono presenti sia i Màschär che Balarì piccoli e grandi, mentre il martedì i Màschär e Balarì grandi.
Ascolta “Santhia’, dove il carnevale è storico e colossale” su Spreaker.
UNA TRADIZIONE ANTICHISSIMA
A conferma di quanto fosse radicata l’usanza carnevalesca restano alcuni stralci di documenti comunali del sedicesimo secolo.
In uno, che risale al 1518, si legge che il Comune di Bagolino aveva dato disposizioni perché la Compagnia di Laveno, venuta in paese per rallegrare il carnevale, fosse ricompensata con un formaggio. Bisogna tenere presente che era allora abitudine quella di scambiarsi, tra paesi, vicendevoli inviti in occasione di feste.
Dagli atti di una visita pastorale avvenuta nel 1694, risulta che il Vescovo Giorgio Sigismondo Sinnersberg riprendeva alcuni preti che “ne tempi carnevaleschi si siano avanzati anche di andar vagabondando mascherati”.
Il Buccio, conterraneo del diciannovesimo secolo, ricorda che il Carnevale era festeggiato con grande allegria. Ai suoi tempi venivano eletti dei “Direttori” con il compito di vigilare perché non succedessero disordini.
A questa festa, aggiunge il Buccio: “… erano reciproci gli inviti… tra le Comunità di Storo e di Condino… anche con scambievoli banchetti venivano a coltivare la società, l’amore, la corrispondenza…”.
Don L. Zenucchini, curato di Bagolino, così scriveva nel 1929 ai Missionari Salesiani di Ivrea “…Il Carnevale di Bagolino è caratteristico e, quantunque non approvato dall’autorità ecclesiastica, per ragioni ovvie, tuttavia, per l’antichissima tradizione… continua ancora, in via generale, non si fa del male… vanno in maschera persino vecchi di settant’anni…”.
A mente d’anziano il Carnevale bagosso segue, ripetendosi immutato negli anni, antiche e radicate tradizioni espresse in tali giorni dai Ballerini e dalle Maschere locali.
Il Carnevale si snoda lungo le strade del paese nella suggestiva cornice di vecchie case e “piäströi” (viottoli) che a Bagolino conservano ancora intatto il loro fascino.
Il Carnevale supera le apparenze, supera l’antagonismo tra fede e spettacolo e chiama in causa il bagosso in prima persona.
E come dice il Seccamani quei comportamenti o sentimenti opposti, il bagosso li fa suoi, li custodisce e li alimenta poiché provato da millenarie tribolazioni: “ha radicata nella coscienza la stoicizzata necessità di superare gli eventi, di velare traumaturgicamente le avversità del vivere, e particolarmente del vivere in terra rigogliosa ma anche isolata”.
Ecco allora che il Carnevale pagano, sentito e vissuto come: “simbolo delle forze del rigenerarsi misterioso e irrazionale dell’esistenza o simbolo della lussureggiante propulsiva stagione della giovinezza” si fonde e coabita nello spirito bagosso, in perfetta simbiosi con la Fede salda, profonda, pregna delle secolari sofferenze; è l’accettazione, in definitiva, di vivere il quotidiano cristianamente.
Scopri gli itinerari su www.fuoriporta.org
Collegati e seguici sui nostri social:
www.facebook.com/fuoriportaweb
www.instagram.com/fuoriportafortravel