Tradizioni, storie e leggende sono pane quotidiano a Paganico Sabino, tra i più antichi paesi della Valle del Turano le cui notizie più lontane risalgono al 852. Il primo maggio, come tradizione vuole tutti in coro reciteranno “San Félìppu e Jàku, faccio a Kalènnemàju, se mòro affonno, se nò ritorno”. Un arcano rito che preannuncia la festa del Calendimaggio evocando ancora oggi il senso sacrale di una cerimonia piena di mistero e simbolismi ai quali, intere generazioni timorose di Madre Natura facevano riferimento per trarre le sorti della propria esistenza. Il primo maggio tutti i visitatori potranno partecipare alla cerimonia, diventando loro stessi protagonisti della tradizione paganichese. Al mattino digiuni si immergono tre ghiere di noci in un bicchiere colmo di vino pronunciando l’arcano rito. Se le noci resteranno a galla, sarà un’ottima stagione! A seguire ci sarà la consumazione dei “vertuti”, di cui a Paganico si celebra ventiduesima edizione: si tratta di una zuppa di legumi e cereali (fagioli, ceci, fave, grano, granturco, etc…) conditi con olio a crudo e aromatizzata con foglioline di timo selvatico. Piatto appartenente ai tradizionali riti primaverili, rivolti come ringraziamento agli “dei” per la fecondità della terra saranno serviti a tutti i partecipanti. Saranno inoltre distribuiti pasta, salsiccia, bruschetta e vino.
Informazioni: 3408505381 – info@fuoriporta.org
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Cosa vedere
L’aspetto del borgo è quello di un “castrum” medioevale: l’ingresso è segnato da due porte che conducono tramite strettissime viuzze al cuore del paese nel quale si presume ci sia stata l’antica rocca, mentre alla sua sommità si trova la chiesa di Santa Maria dell’Annunciazione, già esistente nel 1398. Al fianco della porta principale del borgo medievale si trova la parrocchiale San Nicola, mentre nell’attuale cimitero è situata la chiesa di San Giovanni Battista, nella cui facciata esterna sono murati quattro frammenti di Pluteo che sembrano far parte di un unico complesso decorativo di epoca altomedievale.
Nei dintorni
Il paese sorge sulle sponde dello splendido Lago del Turano, creato artificialmente nel 1939 attraverso la realizzazione di una diga sull’omonimo fiume, e collegato al Lago del Salto da una galleria lunga 9 km. Sempre nel territorio di Paganico sorge la suggestiva “Pietra Scritta”, il monumento funerario della famiglia dei Muttini risalente alla seconda metà del I secolo a.C. E’ un monumento funerario “a dado”, realizzato quindi modellando un masso erratico esistente sul posto e che si era probabilmente distaccato dall’incombente monte Cervia. La “Pietra Scritta”, insieme ad altri reperti archeologici rinvenuti recentemente sulla cima del monte Cervia, testimonia in modo incontrovertibile la remota antichità degli insediamenti romani nella Valle del Turano
Come arrivare
Autostrada Roma-L’Aquila (A24) fino all’uscita di Carsoli, da qui si segue la via Tiburtina fino alla deviazione per la Strada Provinciale Turanense, poi si prosegue in direzione Rieti fino a giungere a Paganico circa 15 Km dopo.