Erano un luogo fondamentale per a vita delle campagne e dei borghi. Questo fino al secolo scorso. Sono i mulini, che tratteggiano la storia di tutta l’Italia. Oggi sono stati alcuni ristrutturati e resi delle attività ricettive, altri sono luoghi da ammirare, altri ancora purtroppo sono stati abbandonati.
Facciamo un giro tra i mulini dello Stivale.
Il Molino del Cantaro sorge a Campoliano Basso, in provincia di Rieti. Il suo nome deriva dal fatto che sorge lungo il Rio Cantaro, le cui acque sorgive alimentano le macine di pietra. Infatti ancora oggi vengono seguite le antiche tecniche di molitura, così da assicurare la genuinità dei prodotti di coltura biologica qui lavorati.
Nato nell’XI secolo e di proprietà della Cattedrale di Rieti, il Molino del Cantaro era uno dei primi edifici che si incontravano sul Rio Cantaro, in quanto si trova proprio all’altezza della sorgente Bulleca.
Da Cava Ispica, dove un antico mulino del Settecento, chiamato Cavallo d’ Ispica, restaurato e reso perfettamente funzionante, produce farina integrale ed è stato trasformato in museo della tradizione e della memoria al Mulino Du Spitali, dove si può assistere all’ antico processo della molitura. Sono i mulini della Sicilia.
Spostandoci verso le Marche troviamo l’antico Molino Patregnani che sorge all’interno del territorio di Corinaldo, in provincia di Ancona. Risale al Medioevo ed è dotato di quattro macine in pietra per la lavorazione dei cereali azionate dalle acque deviate del fiume Casano. Ora l’antico Molino Patregnani è stato adibito a museo e spazio didattico.
Il Mulino di Belpiano, nel comune di Borzonasca, è unico in Liguria e forse addirittura in Italia per la sua particolare forma verticale. È composto da due parti, quella più alta funge da “torre”. La struttura originale dell’edificio risale al XVIII secolo, e dopo 60 anni di inattività una parte del mulino è stata riattivata nel 2016.
Durante la stagione natalizia, il mulino è aperto ai visitatori che possono ammirare, oltre alla particolare struttura dell’antico edificio, anche un caratteristico presepe.
Su Mulinu Vetzu, un mulino ad acqua a ruota verticale, domina dall’alto di un bosco di lecci e regala al Olzai, piccolo borgo della Barbagia uno dei reperti di archeologia industriale più antichi d’Europa.
Era stato costruito intorno al 1850 da una facoltosa famiglia di proprietari terrieri ed è la testimonianza di un’agricoltura fiorente per la coltivazione dei cereali, grano e orzo.
Il mulino “Cornaleto” è uno dei mulini ad acqua più caratteristici e meglio conservati della Basilicata. Risale all’Ottocento e ha funzionato fino al 1960, quando fu abbandonato dal mugnaio, che abitava proprio nella casetta di fronte con la sua famiglia. Osservando il mulino dall’esterno salta all’occhio l’imponenza della torre in pietra alta circa 9 metri. La torre garantiva il funzionamento del mulino, favorendo la caduta dell’acqua sulla ruota idraulica.
Nella frazione di Ponte di Bovino, a Foggia, sulle rive del fiume Fortore, sorgono due mulini posti in successione, uno a monte e l’altro a valle. I Mulini quello a Valle e quello Vecchio sono collegati da un grande canale di adduzione dell’acqua. Le grandi macine in pietra venivano azionate da una ruota che traeva la sua energia dall’acqua. Oggi i due mulini sono stati ristrutturati dando vita ad un complesso che ha valenza culturale e didattica.