E’ festa degli agrumi a Cannero Rivera. La riviera mediterranea del Lago Maggiore. Non per nulla il doppio nome “Riviera” fu aggiunto nel 1947.
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Le varietà di agrumi coltivate a Cannero e tanto decantate dagli abitanti e dagli avventori illustri si sono conservate per la maggior parte fino ai giorni nostri. Attraverso tecniche di propagazione vegetativa attuate dai privati, sono ora presenti a Cannero piante con più di un secolo, derivanti da quelle antiche introdotte in queste zone fin dal Cinquecento.
Le specie di agrumi più diffuse sul territorio cannerese sono limoni, aranci dolci, melangoli (aranci amari), pompelmi, pummeli, cedri, cedrati, mandarini e il figlio di queste terre per eccellenza: il limone cedrato Canarone.
Cannero fu luogo di traffici e di pesca, ed oggi conserva giardini fioriti e ville sontuose, mentre i villaggi alle spalle furono luogo di un’agricoltura tanto forte che seppe terrazzare la montagna per la coltivazione.
La fertilità dei luoghi e il clima favorirono antichi insediamenti umani sulla riviera. Nel 983 il Vescovo di Novara, feudatario di queste terre, donò ai canonici della cattedrale novarese la piccola corte chiamata Canarae, sul Lago Maggiore, e la “villa” di Oglon “Oggiogno” insieme ai colli, agliuliveti, alle terre ed ai famigli che appartenevano a loro.
Insomma uno spettacolo da visitare tutta.
Le varietà di agrumi coltivate a Cannero, rende una delle feste degli agrumi più gustosa che c’è. e
Attraverso tecniche di propagazione vegetativa attuate dai privati, sono ora presenti a Cannero piante con più di un secolo, derivanti da quelle antiche introdotte in queste zone fin dal Cinquecento.
Le specie di agrumi più diffuse sul territorio cannerese sono limoni, aranci dolci, melangoli (aranci amari), pompelmi, pummeli, cedri, cedrati, mandarini e il figlio di queste terre per eccellenza: il limone cedrato Canarone.
Soprattutto, le qualità di queste produzioni venivano riconosciute nell’Ottocento persino dalla famiglia Borromeo, che sui suoi possedimenti continuava a praticare la coltura di agrumi ornamentali e non. Di questo ne sono una testimonianza alcune lettere reperite negli archivi nelle quali è riportato l’acquisto da parte dei Borromeo di quattro piante di cedrato proprio da Cannero nel 1859.
L’attenzione e le cure verso le piante da parte dei canneresi fecero registrare produzioni notevoli. Da dati archivistici si sa che nel 1811 il raccolto venne quantificato in 6.050 frutti; l’anno seguente raddoppiò a 12.000 e chi visse fino a fine secolo, nel 1892, vide una produzione di circa 75.000 arance e 2.500 limoni.
Soprattutto, le qualità di queste produzioni venivano riconosciute nell’Ottocento persino dalla famiglia Borromeo, che sui suoi possedimenti continuava a praticare la coltura di agrumi ornamentali e non. Di questo ne sono una testimonianza alcune lettere reperite negli archivi nelle quali è riportato l’acquisto da parte dei Borromeo di quattro piante di cedrato proprio da Cannero nel 1859.
L’attenzione e le cure verso le piante da parte dei canneresi fecero registrare produzioni notevoli. Da dati archivistici si sa che nel 1811 il raccolto venne quantificato in 6.050 frutti; l’anno seguente raddoppiò a 12.000 e chi visse fino a fine secolo, nel 1892, vide una produzione di circa 75.000 arance e 2.500 limoni.
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