La storia della Sardegna in mostra in uno spazio unico: il Nuovo Antiquarium Arborense, il Museo storico del collezionismo delle antichità sarde. Una struttura che sorge nella graziosa cornice di Piazza Corrias ad Oristano, e che l’11 marzo scorso è stato inaugurato al termine dei lavori di adeguamento degli impianti, eliminazione delle barriere architettoniche e realizzazione di spazi espositivi multimediali.
Il museo propone ai visitatori oltre 20.000 beni archeologici, inquadrandoli nel clima culturale dell’Archeologia mediterranea, vicino orientale, anatolica, africana dell’800 e nel clima culturale dell’archeologia-antiquaria della Sardegna. La metà di questi appartengono al patrimonio di Beni Culturali di proprietà comunale, formato in particolare dalle collezioni archeologiche Pischedda, Carta, Sanna Delogu, Pau, Cominacini-Boy, D’Urso-Vitiello; a questi si aggiungono altri reperti che fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato, frutto di depositi stabiliti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici a partire dal 1945 e di sequestri di materiali archeologici operati dalle Forze dell’Ordine.
Lo spazio si articola su due livelli: al primo piano sono visitabili la Sala “La Sabbia del tempo” e il Museo Tattile, mentre al secondo la Sala “La famiglia dell’Antiquario”, la Sala “Retabli”, la sala video e quella per le esposizioni temporanee. Molto interessanti, al primo piano, sono i plastici che ricostruiscono la città di Oristano nel XIV secolo (periodo giudicale) e quella città di Tharros nel IV secolo d.C; al secondo, nella Sala Retabli, sono invece esposte tavole pittoriche del Quattro- Cinquecento, tra cui il retablo di San Martino (XV secolo), il retablo del Santo Cristo (1533) di Pietro Cavaro, e il retablo della Madonna dei Consiglieri (1565) di Antioco Mainas.
L’Antiquarium Arborense, inoltre, è uno dei pochi musei in Sardegna a disporre di una sezione espositiva dedicata ai non vedenti e agli ipovedenti, dove è possibile comprendere i dettagli di alcuni fra i più bei manufatti esposti al Museo toccandoli con mano con l’ausilio delle guide museali, preparate professionalmente per accompagnare i non vedenti. Ma non solo: in diverse occasioni sono i non vedenti a diventare guide museali, conducendo i visitatori e facendo toccare loro i reperti, proponendo quindi un nuovo approccio alla tattilità.